Sei domande su Homeless Book

Di recente mi è stato chiesto di rispondere ad alcune domande circa la storia di Homeless Book e la nostra visione del futuro del libro. Ne è nata una riflessione articolata, di cui vorrei approfittare per avviare una riflessione (e una discussione!) con i lettori, gli autori e, perché no, altri editori.

Ripropongo in questo post le sei domande così come mi sono state poste. Si parla in particolare di rivoluzione ebook, social DRM e delle evoluzioni che stanno subendo la scrittura e la lettura, un tema ahimè trascurato a favore di scialbe discussioni su carta VS ebook, crisi dell'editore e simili.

La discussione è aperta sulla pagina Facebook di Homeless Book, attendo i vostri commenti per aprire nuovi capitoli di riflessione sul futuro dell'editoria!

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Cominciamo con una breve descrizione di Homeless Book e dei settori in cui essa opera...

HB è nata negli anni ’90 come impresa cooperativa di autoproduzione editoriale in ambito accademico. Poi, i costi elevati della produzione cartacea decretarono la fine della sua attività, e dopo vari anni, nel 2010, la produzione è ripresa grazie alle nuove opportunità offerte dall’avvento dell’ebook. La sua produzione ai tempi del cartaceo riguardava saggi e monografie nel campo della sociologia, dell'economia e delle scienze sociali in generale. Oggi, con l’avvento dell’ebook, la produzione rimane incentrata sui medesimi temi, con uno sguardo particolare al mondo della cooperazione e della società civile, ma si è anche estesa a coprire filosofia, narrativa e saggistica divulgativa di taglio meno accademico.

Quali nuove competenze si rendono necessarie all'interno di una casa editrice che decida di concentrare la sua attività sui libri elettronici? C'è bisogno di figure professionali diverse da quelle dell'editoria tradizionale? 

La crescente interazione con i media digitali rende senz’altro indispensabile la collaborazione con esperti informatici (sviluppatori, programmatori). Ovviamente, ci si può avvalere di risorse esterne, come avviene nella maggior parte dei casi. Gli ePub, solitamente, vengono prodotti da professionisti esterni alle case editrici, così come nell’editoria cartacea spesso si appalta all’esterno il lavoro di impaginazione. Cambiano le modalità, non la sostanza! 

La maggiore interazione con i media digitali, però, non richiede solo la collaborazione con tecnici informatici, ma anche con i social media strategist, per gestire la comunicazione social: twitter, campagne pay per click su facebook, sono nuovi strumenti che si aggiungono alle classiche campagne promozionali e che si prestano a una migliore integrazione con il libro digitale. Un esempio lo trovate qui.

Promuovere sui social media significa non solo fare pubblicità, ma anche una interazione tra l’editore e il lettore, e persino tra il lettore e l’autore: si può scrivergli, entrare in contatto, discutere con lui dell’opera e persino... segnalare errori ortografici nel testo che vengono corretti nel corso di vita dell’ebook (ebbene sì, succede anche questo!).

Ma anche una volta si poteva contattare l’autore, si obbietterà. Con l’ebook e i social media cambia però il tempo di attesa: siamo nella società del tutto e subito, e l’ebook così come l’interazione social rispondono a questo stato di cose e lo soddisfano.

Per il resto, il cuore di tutto resta sempre il testo, e dunque ci si stupirà di trovare gli stessi attori di sempre: il curatore di collana, l’editor, l’impaginatore, ecc.

Sempre più editori stanno lanciando collane pensate esclusivamente per il formato elettronico e sempre più autori sperimentano le potenzialità del libro digitale; pensate che l'ebook abbia raggiunto – o possa raggiungere – una propria autonomia stilistica ed espressiva?

Certamente accadrà, che lo si voglia o meno. Molti autori vedono già la propria produzione uscire solo in formato digitale e anche il modo di scrivere sta cambiando. Purtroppo, gli osservatori del fenomeno perdono tempo inutile a discutere dei costi dell’ebook, dell'odore della carta, della crisi della figura dell’editore, e di altri problemi marginali. Quello che invece è veramente in ballo è l’essenza stessa della scrittura e della lettura: come scriveremo nel mondo digitale? E come leggeremo? Entrambe queste domande hanno già le prime risposte. Scriviamo di più, ma in modo più breve, e leggiamo di più (di certo leggiamo "più cose"), ma in modo assai frammentato. Vediamo nel dettaglio.

Dovendo adattarsi all’ambiente digitale, caratterizzato dall’approccio tipico dalla navigazione sul Web, la scrittura si sta facendo in molti casi più breve, con un notevole aumento di visibilità per i racconti brevi e i saggi di attualità. Inoltre, la scrittura si arricchisce di strumenti di ipertestualizzazione, e in molti testi si vede già comparire uno stile di scrittura simile a quello dei blog, dove le parole chiave sono arricchite di link ad altri articoli sul Web che prolungano la discussione in corso. L’autore di Elogio degli ebook, ad esempio, il best seller delle Edizioni HB, e uno dei libri cult dell'editoria elettronica italiana, è nato come informatico e poi blogger, fino a passare a scrivere un ebook dove ha riportato questo caratteristico approccio "ad articoli" tipico del Web, peraltro piacevole ed originale.

Parliamo inoltre della lettura: nelle discussioni attuali, ci si preoccupa per lo più del fatto che “a leggere un libro sull’Ipad si arrossano gli occhi”. Problema tuttavia marginale, dato che il vero lettore ebook è quello a inchiostro elettronico, e non certo l’Ipad, che non è stato pensato all’origine per leggere un libro (anzi, mi si dice che Steve Jobs aveva profetizzato la scomparsa dei libri, prima di accorgersi che potevano essere un’occasione di business, ma questa è altra storia). Il vero problema è la frammentazione della lettura digitale, continuamente interrotta come una lettura “a rivista”. Una voce autorevole ne ha parlato da poco (vedi Franco Matticchio, Il sole 24 ore, domenica 22 aprile 2012, pag.31).

Occorre abbandonare le dicotomie inutili (carta sì, carta no, e simili) e cercare invece di capire che tipo di lettura sperimenteranno le nuove generazioni native digitali, che conseguenze ci saranno e cosa si può fare per porre rimedio a problemi critici quali la perdita della capacità di concentrazione. Un primo passo, a mio avviso, dovrebbe essere una profonda riflessione sull’adozione di supporti tablet nelle scuole, sostenuta da molte voci, e favorire invece la diffusione dei dispositivi a inchiostro elettronico, che rappresentano un continuum positivo all’esperienza di lettura su cartaceo. Bisogna inoltre chiedersi se non sia il caso di distinguere tra la lettura di svago, la lettura di ricerca e la lettura di studio. I dispositivi elettronici e l'ebook sono adatti per tutti i tipi di lettura? Non sono domande secondarie.

Un ebook permette di tagliare i costi di stampa, ma anche la sua realizzazione può richiedere un lavoro più o meno complesso (ad esempio la conversione in ePub, la creazione di una struttura ipertestuale per gli indici e le note, l'inserimento di elementi multimediali ecc.) che pure ha un costo. Quanto questi passaggi influiscono sul prezzo finale del prodotto e in che misura si può veramente parlare di ebook 'a costo zero'?

Non esiste, in nessun modo, l’ebook a costo zero. Ma è vero che l’ebook consente riduzioni enormi rispetto alla produzione cartacea, tanto che le edizioni HB lo propongono come soluzione di editoria sostenibile agli operatori del terzo settore e del mondo accademico, che mai come oggi sperimentano le difficoltà dovute ai tagli nel settore.

Ma l’ebook è comunque frutto di un lavoro editoriale e di impaginazione, editing e correzione di bozze, tutte operazioni che hanno un costo importante. Se poi parliamo di enhanced ebook allora i costi salgono ulteriormente, a causa della multimedializzazione del prodotto. 

Quali meccanismi adottate per proteggere i vostri ebook e a cosa è dovuta questa scelta?

Solo i social DRM. Il motivo è che i lettori detestano i complicati DRM Adobe e che queste protezioni si forzano in pochi secondi. Ma c’è un’altra ragione: è opinione comune nel settore che niente attira di più un pirata informatico della presenza di una protezione, come se si trattasse di una sfida. Se invece l’ebook costa solo 2 euro e non ha protezioni, bè, tanto vale comprarlo senza stare ad impazzire. Personalmente, infine, ritengo che un po’ di pirateria non faccia male, al limite mi avrà aiutato a distribuire qualche copia in più!

Domanda di carattere generale: credete che un lettore che acquisti un libro in formato cartaceo abbia diritto a possederne una copia in formato digitale? Se si, ritenete che abbinare il download dell'edizione digitale all'acquisto della copia cartacea di un titolo possa essere una soluzione etica?

Non esageriamo, l’editore deve pur campare in qualche modo! In fondo, se il lettore, oltre alla copia cartacea, desidera anche l’edizione elettronica, sta richiedendo un servizio in più all’editore, e il buonsenso dice che ogni servizio che dà valore aggiunto deve essere adeguatamente remunerato.