Intervista a Flavio Sangalli, curatore della collana "Storie Positive"

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Abbiamo intervistato il curatore di «Storie Positive» per scoprire di più sulla sua visione e sugli aspetti pratici legati alla ricerca di autori e vissuti per la collana.

«Storie positive» è nata a dicembre 2020 da un’idea del professor Flavio Sangalli, che ne è tuttora il curatore. Prima ancora di un curatore e di uno scrittore lui stesso, il professor Sangalli è, appunto, un docente. Al momento insegna Leadership e Comportamento Organizzativo presso l’Università di Milano Bicocca

La sua esperienza nel ruolo di docente, unita a quella nel campo del management e della leadership, gli ha ispirato una nuova forma di insegnamento, che ha deciso di concretizzare in questa nuova collana: trasmettere i valori non utilizzando dogmi e assiomi, bensì dando il buon esempio. Non a caso, il motto della collana è «Testimoniare i vissuti migliori per costruire le vite future migliori». 

«Storie positive» raccoglie infatti le storie di persone i cui tracciati di vita possono essere un punto di riferimento per giovani (e non solo) alla ricerca di esempi utili ad un processo di apprendimento fondato su visioni, valori e comportamenti coerenti meritevoli di essere seguiti.

Al momento, la collana conta 3 titoli, disponibili sia in brossura che in eBook:

Per approfondire ulteriormente la visione che ha dato vita a queste storie positive, così come altri fattori che si celano dietro la loro selezione, abbiamo intervistato il professor Sangalli per il nostro blog.

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Intervista al curatore della collana «Storie Positive»: il professor Flavio Sangalli

Dalle prefazioni che ha scritto per i tre libri pubblicati finora si evince che, in un modo o nell’altro, lei stesso conosceva i due autori e l’autrice. Viene quindi da chiedersi, da cosa è iniziato tutto? Sono venuti prima i libri e poi l'idea di farne una collana, o ha cercato e trovato queste storie dopo aver già stabilito di creare una collana dedicata alle storie positive? 

È venuta prima la collana, nata dall’insegnamento universitario in Leadership e comportamento organizzativo: un comportamento che in fondo ha bisogno anche di esempi, di modelli esemplari. Ed è questo che, intuitivamente, mi ha ispirato a creare una collana chiamata appunto «Storie positive», dove persone e personaggi potevano narrare la loro esperienza attivata in base alla loro visione, ai loro principi e al loro impegno. Storie comuni, ma storie appunto di impegno che generano valore aggiunto e che possono essere quindi soltanto un buon esempio. 

Dopo l’idea della collana ho poi cercato le persone adatte a scrivere storie di questo tipo, e l’ho fatto usando il capitale relazionale, per cui persone che già conoscevo. Ciò vale per la verità per i primi due libri, mentre Federico Golla, amministratore delegato di Siemens, mi è stato presentato e successivamente abbiamo lavorato insieme al libro. 

C’è una correlazione quindi fra l'ultimo libro che ha pubblicato lei stesso, «Alta prestazione: Lezioni dal management, dalle arti marziali e dai corpi speciali per l’eccellenza delle persone e delle organizzazioni» e questa collana Homeless Book?

Sì, la correlazione c’è, perché «Alta prestazione» è nato come libro di testo per i corsi universitari (nello specifico per il corso di scienze dell'organizzazione e il master in Sport Management) e per i corsi in organizzazioni e aziende. Al suo interno si è profilato uno dei modelli e dei metodi di alta prestazione che ispiravano significativamente la collana, quindi la storia di persone che nei loro campi hanno generato un livello di alta prestazione, che hanno creato valore. 

Non a caso, nelle mie prefazioni e presentazioni viene fatto riferimento esplicito a questo continuum didattico.

«Storie positive» parla di valori e, naturalmente, tra questi un ruolo di rilievo è occupato dall'etica. Quanto è importante l’etica rispetto allo scopo della collana?

Chiariamo innanzitutto il termine “etica”: il concetto che ispira la collana e che nasce dal corso di Leadership del Comportamento Organizzativo è la traduzione del termine “etica” in “buon comportamento”. È un comportamento che può essere presente indifferentemente nei vari contesti e che genera utility di utilità sociale e valore umano, quell’etica lì. 

Naturalmente, e questo ci riporta alla nostra collana, un simile valore non può che ottemperare valori positivi. Non si può fare etica con valori negativi, dopotutto.  

Tornando agli aspetti pratici della collana: qual è stato finora il suo processo di ricerca per le storie e le personalità incluse nella collana?

Come accennavo prima, la ricerca delle persone è partita dal mio capitale relazionale, e questo per due motivi: in primo luogo, per facilità di contatto; in secondo luogo, perché conoscendo gli autori in prima persona o avendone conoscenza tramite altri era possibile di verificare l'adeguatezza dei vissuti al concept della collana. 

Pensa quindi di continuare ad attingere dal suo capitale relazionale o ha in mente qualche altra strategia per trovare altre storie?

Sì, sia da quello diretto che indiretto.

Essendosi un po' sparsa la voce di «Storie positive», alcune scelte, come quella per l’autore del terzo libro, sono nate da un rapporto indiretto col mio capitale relazionale, cioè persone che conosco mi hanno presentato altre persone che ovviamente non conoscevo ma che poi, dopo una prima intervista da parte mia, si sono dimostrati atti e raccontare in questa collana la loro storia. 

A proposito di autori: c’è già qualche idea per le storie future?

Qualcuna sì. Prevediamo di uscire in totale con sei libri quest’anno. Stiamo già lavorando alla storia di un campione paraolimpico che ha risposto in modo proattivo a un evento traumatico e a una forte invalidità, trasformando quindi un trauma in una grande liberazione di energie vitali per gli altri. Oltre a questa abbiamo in programma la storia di un imprenditore e delle sue iniziative che, accanto all’impegno imprenditoriale, ha sviluppato un impegno sociale culturale e ora è presidente mondiale del Moto Guzzi Club

La collana aspira a diventare una raccolta di persone e personaggi, con l’idea che le buone storie positive non sono le storie solo dei personaggi, bensì di tante persone comuni allineate con una visione di futuro positiva dei valori ispiratori e un impegno che ha creato utilità sociale e utilità di sviluppo personale. Le buone persone sono quelle comuni, non quelle che appaiono e basta, come invece sembra suggerire la realtà odierna. 

Si potrebbe dire quindi che la collana ha una seconda missione, oltre alla diffusione di messaggi ed esempi positivi, e questa è smontare il mito che sono importanti solo le lezioni delle “celebrità”?

Esatto. Non bisogna essere un personaggio di spicco per essere una un buon esempio. La concezione che solo il personaggio “famoso”, quello che appare in televisione o sul web, possa diventare un punto di riferimento, va smontata. Dobbiamo mostrare che si vale per quello che si è, non per quanto si appare.

La mia intenzione quindi era esplorare diverse realtà per dimostrare che i buoni comportamenti non appartengono alla categoria, ma si possono generare in tutte le categorie sociali e produttive, in tutti i ruoli che una persona svolge nella vita. Come del resto è vero il contrario: ci si può comportare male dappertutto. Non c’è differenza. 

Ultima domanda: alla luce della situazione della pandemia, ritiene che questi valori positivi possano avere un valore aggiunto? Naturalmente, lo hanno già di norma, ma è possibile che la situazione estrema dell’ultimo anno gliene attribuisca ancora di più?

Sì, si può fare questa correlazione. Nei momenti di difficoltà o forte cambiamento, come può essere quello attuale, le storie positive o queste persone positive possono emergere, diventando nuovi punti di riferimento, proprio in virtù del loro vissuto. Sono persone che hanno più carattere, più forza grazie alle proprie esperienze. Chi appare soltanto quindi è destinato a sciogliersi facilmente. Al contrario, chi oltre apparenza è anche sostanza, sa stare in piedi da solo. Ha la forza e la capacità necessarie ad entrare in contatto con gli altri e modificare quindi le situazioni complesse. È un po’ come dice il detto: “Quando il gioco si fa duro i duri entrano in campo/iniziano a giocare”. 

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Ringraziamo ancora il professor Flavio Sangalli per l’intervista, e vi invitiamo a visitare il nostro sito per scoprire di più sui singoli titoli. O, se siete in vena di interviste, a leggere anche quella a Sara Malaspina, filosofa, insegnante e studiosa impegnata sui temi legati alla criminalità organizzata, giustizia, minori, carcere

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Di Mentana Baragli